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Gli scavi archeologici di Pompei, Ercolano, Stabia e i Campi Flegrei
Circa duemila anni fa un’eruzione del vulcano di Napoli mise fine a quattro città romane, tra cui la famosissima Pompei. L’intensa emozione che si prova a visitare la zona è fatta di rispetto verso la forza immane della natura, ma anche di intima confidenza con la civiltà di allora.

Gli scavi di Pompei

Pompei – o, se volessimo usare il nome latino antico, Pompeii – è oggi una zona di scavi aperti al pubblico fra le più vaste al mondo, riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità. Quanto a importanza, poi, è assolutamente unica nell’avere conservato un’intera città romana nella sua vita di tutti i giorni, interrotta d’improvviso e rimasta come imbalsamata in un gigantesco plastico su scala urbana.
Se volete essere metodici nella vostra visita a Pompei, potete cominciare la visita dal museo, subito commuovendovi a vedere le figure umane degli abitanti sorpresi dall’eruzione. Sembrano persone vere, ma sono semplicemente i calchi – ricavati dagli archeologi versando gesso in certe cavità dove si intuiva la presenza di ossa umane – di persone rimaste intrappolate dalla pioggia di cenere eruttata dal Vesuvio. Nei secoli lo strato di cenere si è solidificato, i corpi si sono dissolti, e la cavità delle loro forme è rimasta. Pare di poter dialogare con persone di duemila anni fa, e non è come dirlo.

Nella quiete maestosa dell’anfiteatro – con l’erba a prato che ora colonizza le gradinate, da dove gli antichi pompeiani assistevano a lotte armate fra gladiatori – vi potrebbe venire in mente il concerto Live at Pompeii dei Pink Floyd. Non è possibile vi ricordiate di esserci stati di persona, però, perché quello spettacolo non aveva pubblico... È stato soltanto una registrazione privata. Il leader del gruppo, David Gilmour, è tornato qui qualche anno fa per tenere invece un concerto vero, unico spettacolo nell’anfiteatro di Pompei negli ultimi diciannove secoli.

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L'uomo pietrificato
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Dipinti murali
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Una vista con il Vesuvio
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